25 giugno 2012

Scusi, ma lei è un ladro?


Che più o meno è quello che mi sono sentito chiedere qualche giorno fa.
La curiosa vicenda ha luogo Domenica 17 Giugno 2012
Nonostante il caldo, ho proprio voglia di fare del movimento, così decido di montare in sella alla mia vissuta city bike rossa, per avventurarmi su una collina inesplorata, nei pressi di casa mia ( Ok, è strano, ma ancora non ho avuto occasione di andare a visitare il dintorni).
La canicola si è finalmente presentata in tutto il suo splendore. Per la felicità di bagnini, bagnanti e venditori ambulanti di “ Cooccooo, Cooccooo Frescoooo!”, gli stabilimenti balneari sono presi d’assalto e i gelati vanno a ruba. Per quanto mi riguarda invece, la domenica al mare la cedo volentieri, non mi attrae per niente la confusione mista a profumi di crema solare, grida di bimbi,  folate di sabbia e gavettoni sulla spiaggia rovente.
Dunque, dove eravamo rimasti? A sì, salgo sulla due ruote e munito di cappellino bianco con visiera, in tinta con la canotta sudata, stile muratore, mi metto in viaggio. L’asfalto infuocato e l’umidità, creano  inconsuete pozze iridescenti, sono miraggi più consoni ai torridi deserti africani.
Dopo un breve tratto di strada provinciale , svolto a sinistra infischiandomene delle precedenze e  imbocco un vicolo di campagna ombreggiato dalla chioma rigogliosa di un boschetto di  castagni.
 Il cartello dice “Via Masignano”. “Chissà dove porta, io questa via non l’ho mai percorsa”. Penso.
La sorpresa si mostra subito dopo le prime due curve.
Immersa nella pace della campagna, tra viti, ulivi e campi coltivati, appare la prima irta salita.  
“ Boia chi molla, ci posso riuscire”. Mi ergo sui pedali ed inizio a spingere, ancora e ancora…  “Non ce la faccio! Non ce la facciooo! “serro con forza le leve dei freni, metto i piedi al suolo e scendo ansimante dal sellino, poi mi guardo indietro “…ma non sono neanche a metà!” … affanculo e chi melo fa fare? Andiamo a piedi, che è meglio!” rimembro la frase ricorrente di puffo quattrocchi.
Salgo faticosamente, mentre la pianura della Val di Magra gradualmente mi appare in tutta la sua bellezza.
In questa valle ci sono nato nel 1964, ma ancora mi affascina come quando la vidi, ancora bambino, dalle sue colline.

 
Mentre scorrono le recinzioni di quelle che una volta erano umili case di contadini oggi trasformate in meravigliose ville, le voci festose dei bimbi al bagno in qualche piscina, mi riportano alla strada. Sono ad un bivio come innumerevoli altre volte nella vita. Andare a destra o a sinistra? Ho perso l’orientamento, guardo il sole, cerco di capire da dove sono partito e scelgo la sinistra. Sbagliato! Dopo circa un km mi accorgo di andare nella errata direzione. Nulla di irrimediabile, non fosse per la stanchezza che pungola le gambe. Torno sulle mie pedalate e stavolta proseguo per la giusta via, o almeno credo.
Qualche minuto dopo, mentre sto faticosamente scalando l’ennesima pendenza, sento il rumore di una vettura alle mie spalle. La carreggiata è stretta, quindi mi fermo da un lato accostando un poggio. Un cespuglio di pungente macchia mediterranea, preme dolorosamente la spalla destra. Nel frattempo il conducente della Volkswagen scura ,mi si affianca, abbassa il finestrino dal lato passeggero e chiede :” Mi scusi, sta cercando qualcuno?”
” No, ma grazie per l’interessamento” rispondo.
Poi ancora  :” Sa perchè l’ho vista girare qua attorno e siccome non passa mai nessuno e ci sono state tante rapine…”  ( forse ad insospettirlo sarà il mio abbigliamento a metà strada tra un camionista ed un muratore? Boh?)
“Guardi, io mi sto solo facendo un giro godendomi il panorama, ma capisco la sua preoccupazione”
“ A va bè?!”
“ Ma come va bè. Mi scusi ma si rende conto del paradosso nel chiedere a qualcuno se sta facendo un sopralluogo nell’intento futuro di compiere una rapina? Se anche così fosse, cosa le risponderei? “
A quel punto stento a trattenere una risata.
Il giovane automobilista ingrana la marcia e si allontana.
Riprendo il mio cammino, ripensando all’accaduto (Harpaxofobia: Paura di essere derubati). L’esasperazione provoca comportamenti bizzarri, perciò condivido l’ansietà degli abitanti di questa collina dimenticati  anche dall’illuminazione stradale.
La via diviene familiare, ora so dove sono, ed era proprio dove contavo di arrivare. L’ascesa è terminata, sono al bivio per Arcola, il resto è quindi discesa e aria fresca ad asciugare il sudore dal viso.  Abbandonata la fruttata fragranza di campagna, velocemente transito fra le mura del borgo medioevale, mentre i raggi delle ruote sibilano ed i freni stridono nel tentativo di moderare la velocità. Sto rientrando a casa e penso che lassù ci voglio tornare munito di fotocamera, per immortalare il paese da una prospettiva diversa. La prossima volta magari, vestito in modo più formale.
Un saluto
Fabrizio P.

Il Paese di Arcola (SP)








                    
   
    
Foto di Fabrizio P.



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