04 maggio 2024

 


Democrazia o totalitarismo? 

Un viaggio distopico nell'Italia Orwelliana

Oggi vi invito a un viaggio in un'Italia sommersa, un'Italia che troppo spesso rimane nascosta dietro le quinte del clamore mediatico e della retorica politica. Un'Italia fatta di storie uniche di persone comuni, che lottano quotidianamente per la giustizia e contro le avversità.
A guidarci sarà la testimonianza di una donna, la protagonista di una vicenda emblematica nella sua semplicità. La sua vicenda è raccontata in una lettera, scritta di suo pugno, che pubblicherò qui di seguito.


“Perché? Perché mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato, e per coloro che vorranno ascoltare, all'affermazione della verità. E la verità è che c'è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese."

Preparate i vostri scudi e affilate le vostre lingue, perché stiamo per entrare nell'arena gladiatorea della democrazia moderna, dove la verità combatte contro la propaganda e la libertà si scontra con la censura!

Non so voi, ma sto tristemente osservando che, negli ultimi anni, il confine tra democrazia e totalitarismo è diventato sempre più labile, facendo somigliare la nostra società ad un distopico racconto degno di Orwell.

Ricordate l'articolo 11 della Costituzione Italiana, quello che recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali..."? Beh, sembra che ai nostri politici e ai loro media di regime sia sfuggita questa piccola clausola!

I padroni del mondo, infatti, hanno dichiarato guerra a tutto ciò che respira: guerra alla povertà, guerra al razzismo, guerra alle malattie, guerra alla criminalità, guerra all'evasione fiscale, guerra al cambiamento climatico... e la lista continua! Un elenco talmente lungo e fumoso da far pensare che il vero obiettivo sia quello di dichiarare guerra anche alla stessa pace, solo per avere una scusa in più per aumentare le spese militari e riempire le loro tasche e  quelle dei loro compari!

Le prove di questa follia? L'indifferenza con cui il nostro governo ha ignorato il dissenso degli italiani sull'invio di armi all'Ucraina, oppure la violazione sistematica dell'articolo 21 della Costituzione, quello che garantisce la libertà di espressione, calpestato come un tappeto vecchio.

Oggi, infatti, ci sono argomenti di cui non si può nemmeno fiatare pena la censura o venendo etichettati come complottisti, negazionistipacifinti traditori della patria, putiniani filo-russi, pro-palestinesi, insurrezionalisti sovversivi, o peggio ancora, anarchici da gogna pubblica. E se provi a manifestare il tuo dissenso, ti ritrovi sepolto sotto una valanga di fango mediatico e ostracizzato come un lebbroso.

Capisco perché, in questo schifo di corsa al ribasso cerebrale, l'Italia è scivolata al 46° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. Dopotutto, in un regime Orwelliano come il nostro, la verità è nemica numero uno e la libertà di pensiero è un lusso che solo pochi privilegiati possono permettersi.

Ma noi non ci arrenderemo! 

Perché la pace va pretesa. E ogni conquista richiede sacrificio e coraggio.

 Né un uomo né un soldo per la guerra 



Ringrazio di cuore la mia amica per aver avuto la forza di condividere la sua storia.

Ringrazio tutti voi per l'attenzione e vi saluto pubblicando la lettera di questa donna la cui insolenza è stata quella di: "aver sentito il dovere di esprimere il mio pensiero, libero. Ho osato scrivere alla mia finestra che non ho voglia di giocare a questo gioco. “

"Ringraziando i partigiani e le partigiane per la loro forza ed il loro coraggio, il 25 aprile rimarrà per sempre per loro, ma rifletto, oggi, cosa ci sia da festeggiare. Perché il respiro di libertà e quel loro sacrificio ha dovuto fare i conti, fin da subito con uno dei progetti più meschini e pericolosi, una roulette di giochi condotta oltreoceano. Pensiamo ad interi pezzi di territorio italiano ceduti, in cui il nostro popolo non è più sovrano. Il muro è caduto, altri ne sono stati eretti. Tutto intorno si coltiva l’indifferenza. Se invece ti permetti di dire “a me non va di giocare“, ti ritrovi le forze dell’ordine alla porta di casa che ti chiedono chi sei, cosa fai e che potresti essere un pericolo per il gioco in quanto un potenziale “covo di insurrezionalisti” (cit. Carabinieri del Comando di La Spezia).

Una delle appendici atlantiche di questo gioco è proprio nella nostra città. Terra storicamente attiva e di lotta, fin dai tempi dell’arrivo dei Romani, dove probabilmente poco è rimasto di quello spirito. Un’arsenale vuoto ma incedibile, dei moli da dare alla NATO, fabbriche di armi che esportiamo a paesi che massacrano civili. In nome di un diritto che chiamiamo lavoro? E se fosse arrivato il momento di esigere questo diritto senza dover esportare strumenti di morte?

Nella nostra città è in atto un restyling della base navale, per essere sempre più alla moda, ma seguendo le direttive Nato. Si è scelto proprio il blu, colore a noi caro. Il blu del mare, della libertà, dell’infinito. Quel blu e quella luce che ormai mancano da troppo tempo da una città murata viva, dal grigio delle navi da guerra. Questo ossimoro di scelta, imposto, interesserà molte basi italiane, da Nord a Sud. Grazie al nostro Genio della Difesa ed avallato dal nostro silenzio/assenso. Miliardi spesi per abbellire la guerra, addobbarla con colori sgargianti, accostarla impunemente a valori antitetici come Democrazia e Pace, perché il gioco prevede un bel vestito, per essere elegante e accettata. Il potere così sarà più forte, più ricco e giocare sarà più bello. Italia sarà bellissima e fiera del ruolo imposto dalle regole del gioco.

Ho sentito il dovere di esprimere il mio pensiero, libero. Ho osato scrivere alla mia finestra che non ho voglia di giocare a questo gioco. Mi sono permessa il lusso di esercitare un mio diritto. Vorrei che la mia città non ospitasse né base né fabbrica di armi. Così, in una serata tranquilla, troppo tranquilla, come il silenzio di fronte al destino al quale stiamo contribuendo, sono arrivate le forze dell’ordine alla mia porta, alle dieci di sera. Una semplice scritta nata ha portato alla richiesta della mia identità, quale potenziale pericolo insurrezionalista.

La libertà è vita. Il nostro pensiero deve essere libero e nessuno di noi è libero in questo momento. Svegliamoci.

Giulietta Bovenzi
(2 maggio 2024)"


#NoGuerra #Pace 

#LibertàDiEspressione 

#OrwellNonAvevaTuttiTorti



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