22 maggio 2024

L'Italia chiamò.

La corsa all'oro, i tamburi di guerra e la difesa della pace:
Un appello alla consapevolezza.

 


Sul soffio di Levante o di Mezzogiorno,

un lezzo di morte, diffonde tormento.

Oh, come puzza la guerra, fratelli.

Offusca i sensi, confonde i cuori,

nell'oblio getta la compassione

e premia il malvagio con false corone.

Ma la fonte, la genesi di questo male,

non è nell'aria, né in terra, né in mare,

ma nelle menti malate di criminali

che bramano potere e spargono veleni.

Lasciamoli soli nel loro marcire,

nell'odio che li divora e li fa impazzire.

Copriamo il fetore con aroma di rosa,

perché solo l'amore può sconfiggere l'ira.


Lo sentite anche voi aleggiare nell'aria un nauseante miasma di ideologia bellica?

L'oro schizza alle stelle; le funeste previsioni di Margelletti; Il ritorno della leva obbligatoria: L'Italia è davvero sull'orlo di un precipizio?

Tradizionalmente, l'oro è considerato un "bene rifugio" nei periodi di turbolenza economica o politica, ma l'attuale impennata dei prezzi va oltre le normali fluttuazioni osservate in passato. Una ascesa vertiginosa iniziata nei primi giorni di marzo 2024, probabilmente alimentata dalle guerre in corso, dalla crisi del dollaro e dal precario contesto geopolitico. Eppure, la rapidità e l'entità di questa impennata lasciano gli esperti perplessi. Sono solo manovre speculative? Sono i cambiamenti nelle politiche monetarie globali? Oppure, a orientare la frenetica corsa degli investitori verso il prezioso metallo, è il timore di un allargamento dei conflitti che potrebbe coinvolgere anche il nostro Bel Paese?

I dubbi assumono un tono ancora più grave se prendiamo in considerazione le parole di Andrea Margelletti, presidente del Cesi e consigliere del ministro della Difesa per le politiche di sicurezza: "L'Italia entrerà in guerra, ma non è pronta". Un monito che gela il sangue e fa temere il peggio.

E in questo clima di inquietudine, la proposta del Ministro Matteo Salvini di reintrodurre la leva obbligatoria, sembra offrire il tassello mancante di un puzzle che si compone davanti ai nostri occhi.

"Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova" diceva Agatha Christie.

"Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra"


Questo è quanto propagandato il 19 Marzo 2024 in un comunicato stampa del Consiglio Europeo. Pura follia!

Nell’ultimo decennio, la spesa per le armi nei Paesi NATO della UE è cresciuta quattordici volte più del loro Pil complessivo. In Italia i costi per l'attrezzatura militare  sono passati da 2,5 miliardi di euro a 5,9 miliardi. Un balzo trainato soprattutto dall'acquisto di nuove armi (+132% in Italia).

Per l'invio di equipaggiamento bellico a Kiev, ad esempio, sono stati spesi finora circa 700 milioni di euro prelevati dalle nostre tasche di contribuenti.

Oltre a esporre l'Italia al rischio di rappresaglia, questa condotta evidenzia una preoccupante distorsione delle priorità. È inaccettabile! Che in un momento di difficoltà economica e sociale, le nostre risorse vengono destinate all'acquisto di armi invece che a portare liquidità in settori cruciali come la sanità, l'istruzione e il welfare.

La minaccia di un conflitto globale incombe sempre più concreta. Eppure i media mainstream invece di dare voce alle richieste di dialogo e diplomazia, si fanno complici della propaganda guerrafondaia. Diffondendo nell'opinione pubblica un inquietante senso di rassegnazione.

Che via sia la volontà di zittire il pensiero critico è palese, basti guardare come, le legittime preoccupazioni dei cittadini per i combattimenti in corso, in particolare quello Palestinese, vengano banalizzate o strumentalizzate dalla stampa nazionale, come altresì le manifestazioni pacifiche a favore del cessate il fuoco che vengono sistematicamente disperse a manganellate, in un vergognoso atto di oppressione che calpesta i principi basilari della Costituzione Italiana.

Questa non è democrazia!

Cari amici, siamo davvero certi che la guerra sia ciò che vogliamo per il nostro presente e per il futuro dei nostri figli?

Solo il tempo dirà se le mie preoccupazioni sono giustificate. Ma una cosa è certa: Siamo chiamati a essere vigili. 

Nell'attesa che ogni individuo si rifiuti di imbracciare un fucile contro un suo simile,  affinché la luce della ragione allontani per sempre la parola "guerra" dal nostro vocabolario, un barlume di speranza risiede nella consapevolezza che ognuno può fare la differenza. Come? 

  • Attraverso il disinvestimento selettivo:

    • Identificare le aziende che traggono profitto dalla produzione di armi, tecnologie militari o da altri settori che alimentano il conflitto.

    • Diversificare i propri investimenti in settori etici e sostenibili, che promuovono la pace e il benessere sociale.

    • Informare e sensibilizzare altri individui sull'importanza di questa scelta responsabile.

Disinvestire dall'economia di guerra non è solo un'azione finanziaria, ma un atto di coscienza e di responsabilità. È un impegno per costruire un futuro di pace, dove la vita e la dignità umana siano valori assoluti.

  • Con il Boicottaggio consapevole:

    • Evitare l'acquisto di prodotti e servizi offerti da aziende che finanziano la guerra.

    • Privilegiare alternative etiche e sostenibili, anche se comportano un sacrificio in termini di convenienza o immediatezza.

    • Promuovere campagne di boicottaggio mirate, coinvolgendo la comunità e le organizzazioni sociali.

Ricordiamo: ogni piccolo gesto conta. Insieme, possiamo esercitare un potere significativo e contribuire a costruire un mondo più pacifico e giusto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'unione fa' la forza ,anche nei gesti che possono sembrare insignificanti possono essere un buon inizio per cambiare le cose 💪💪uniti per la pace e la libertà