29 marzo 2012

Crepuscolo

      

Universi che si sfiorano,
arrossendo.
Moltitudine di eventi
concentrati  in un istante.
Umori, amori,
gioie e dolori,
si confondono,
per poi perdersi, ritrovarsi ed
infinite volte ricomporsi.

La fonte in cui la mia coscienza si disseta
e la mia anima si rinfranca.
Quel luogo al confine tra sogno e realtà,
dove tutto è
e sempre sarà.
Adesso.
In questo momento.
Sono quì.

Fabrizio P.


27 marzo 2012

Un passo alla volta



Va bene, forse è il caso che vi debba dire qualcosa di me.
Classe 1964, sono a capo di una famiglia monoreddito composta da quattro persone (anche se capofamiglia è una definizione che non mi piace, non mi sento capo di nessuno. Per me la famiglia è un’architettura democratica in cui tutti offrono il loro contributo. Ma tant’è per l’ordinamento giuridico italiano). Lavoro in un supermercato come addetto al Post-Acquisti e come molti di voi, sono costretto a fare i salti mortali per arrivare a fine mese.
Ecco la mia agenda spese semplificata:
Un mutuo sulla prima casa con relative spese di manutenzione e tasse (che non riesco a pagare);
Le bollette;
Spese alimentari;
Gestione dell’automobile (Perlopiù ferma, priva di carburante).
Spese scolastiche;
Mantenimento dei familiari a carico;
Emergenze mediche e/o sanitarie (vogliamo parlare dei costi odotontoiatrici non garantiti dal servizio sanitario nazionale? VERGOGNA!)
Altre ed eventuali…”
A complicare le cose, aggiungo il fattore lavoro:
Essendo alla soglia dei cinquant’anni, ed avendo esercitato un'attività imprenditoriale propria per circa venti anni, ho seguito con preoccupazione i mutamenti tecnologici che hanno cambiato radicalmente le nostre abitudini. Politiche colpevoli di aver dato origine a falsi bisogni e aspettative che hanno creato l’attuale condizione di precarietà.
Quando iniziai il mio percorso di apprendista alla giovane età di quattordici anni, mi insegnarono a rispettare l’anzianità lavorativa dei miei colleghi. Loro erano considerati “maestri d’arte” ed era un privilegio assimilare il loro bagaglio di esperienza. Oggi con una cultura imperniata sul consumo sfrenato, pubblicità e capitalismo, non conta come lavori, ma quanto produci. Chi se ne frega della qualità della manodopera. Quindi a cinquant’anni, per il mercato del lavoro, sei solo vecchio, lento e meritocraticamente ignorato . Mentre dovresti essere sempre e solo più veloce.
Un writer ignoto ha scritto questa frase su di un muro: “ LAVORA, PAGA, MUORI”.

Riassumendo: ho quasi 50 anni,una moglie e due figli a carico, lo stipendio da miserabile (testualmente riferitomi dal direttore della banca ha cui ho chiesto la rinegoziazione del mutuo), un sacco di spese a cui non riesco a far fronte, un lavoro incerto, ed inserito in un contesto sociale, nel quale sei valutato solo in funzione di quanto puoi spendere.
Come mi dovrei sentire? Come vi sentireste o vi sentite voi?
Io mi sento solo una mucca da mungere finchè riesco a dare latte.
Quindi?
Morale a terra, autostima inesistente, depressione e senso di inadeguatezza.
Molti di voi diranno che è normale amministrazione o che c’è di peggio.
Né sono assolutamente consapevole.
Ma la domanda è: “Come uscire da queste sabbie mobili prima che ci annichiliscano completamente?”

Un motto zen cita:
Se di un problema non hai soluzione; di cosa ti preoccupi.”
Se di un problema hai soluzione; di cosa ti preoccupi.”

Sula base di queste affermazioni, tentiamo un piccolo esercizio: proviamo a cambiare prospettiva.
Se scompongo i fattori in gioco e provo a guardarli da un’altra angolazione, forse i risultati possono sorprendermi:
Il mutuo è un problema che non posso risolvere (quindi non è un problema), però ho una casa asciutta e confortevole;
L'automobile? In caso di necessità è disponibile, alla peggio sospendo l'assicurazione. Poi vedremo (quindi non è un problema).
Le bollette, le spese alimentari e tutto il resto, hanno interamente coinvolto mia la famiglia nella faticosa ricerca e messa a punto di un' "amministrazione domestica creativa" molto più efficiente e sostenibile, che ha indicato a noi tutti una via alternativa fatta di economia ed ecologia, privilegiando ad esempio, il trasporto pubblico ed il commercio agricolo di prossimità, ottimizzando  così qualità e risparmio.
La naturale conseguenza di questo stile di vita si è concretizzata in una visione tanto distante dall'attuale linea imposta dalle esigenze di mercato, quanto più vicina alla atavica essenza della semplicità della vita. Un cambiamento positivo direi.

Rimangono comunque molte questioni in sospeso a cui prestare attenzione e l'ansia che ne deriva è sempre elevata. Ma se solo per un momento, mi fermo a meditare su quello che sto facendo, non posso che plaudire per l'ottimo risultato.

Anche il viaggio più lungo comincia con un passo

Fabrizio P.

18 marzo 2012

Esercizio n°1


Esercizio per ritrovare il nostro ritmo

Scegliamo un'attività che di solito svolgiamo velocemente.
Può essere qualunque cosa, come lavare i piatti o riordinare gli scaffali.
Quando siamo pronti, iniziamo respirando lentamente e profondamente per circa trenta secondi.
Facciamo in modo che la nostra postura sia corretta, ed iniziamo a compiere ogni azione lentamente, facendo molta attenzione ad ogni singolo gesto.
Ogni movimento deve essere calmo e lento, come fossimo immersi in una enorme vasca di acqua calda.
Siamo rilassati ed in armonia con l'ambiente e con gli oggetti che stiamo usando.
Il nostro respiro è lento e regolare ed il nostro lavoro è lento, leggero e piacevole.
Rimaniamo concentrati su quello che stiamo facendo, siamo qui e ora.
Terminato il nostro lavoro, riprendiamo lentamente contatto con ciò che ci circonda e le nostre abitudini.

Questo esercizio, ci permette non solo di ridurre lo stress ed accrescere la nostra calma interiore, ma anche di percepire profondamente la relazione che avviene tra noi stessi e ciò che stiamo facendo .

Un saluto
Fabrizio P.

Esercizio n° 2



Esercizio per ritrovare la calma durante una discussione:
Con una scusa mi allontano dal luogo del diverbio.Cerco un luogo appartato e tranquillo. Inizio a massaggiare lentamente il cuoio capelluto con la punta delle dita, partendo dalla fronte sino ad arrivare alla nuca. Durante il massaggio, controllo la respirazione, che deve essere  profonda e regolare. Bastano pochi minuti e mi sento molto meglio. Se volete provare…
Fabrizio P.

Comunicare? Che fatica!


Carlo rientrò a casa dopo il primo turno di lavoro. Aveva qualche ora per riposare prima di tornare alle 17:00, ed era già stanco al solo pensiero.

Ciaaaooo famiglia! Sono tornato!” urlò entrando. In casa c’era solo sua moglie, ma era una frase rituale che ripeteva ogni giorno, come un riflesso incondizionato.

Mentre si toglieva le scarpe, con un occhio alla TV, fece un passo falso e... CRACK! Pestò in pieno la ciotola delle crocchette della gattina. Croccantini ovunque: sparpagliati per la cucina e perfino nella sala da pranzo.

Ma è mai possibile che sia sempre tu a rovesciare la ciotola del gatto?” sbottò sua moglie, comparendo sulla soglia con il tono di chi aveva già perso la pazienza.

Carlo rimase in silenzio, ma nella sua mente partirono una serie di flashback imbarazzanti:

C’era quella volta che aprendo uno sportello della cucina un barattolo gli era caduto in testa, centrandolo come in un tiro a segno. Oppure quando, sedendosi sul divano, aveva rotto il telecomando, nascosto tra i cuscini come una trappola. E poi il disastro dei bastoncini cotonati: un colpetto alla scatola ed era esplosa come un fuoco d’artificio, lasciandolo a raccoglierne pezzi per giorni.

Il capolavoro, però, era stato il cellulare. Lavava i piatti quando il telefono squillò. Nella fretta di rispondere, lo afferrò con le mani scivolose. Il risultato? Gli scivolò di mano come una saponetta impazzita, centrando in pieno il contenitore del detersivo. Non si riaccese mai più, ma almeno brillava come nuovo.

Carlo scosse la testa, rassegnato. “Sono proprio io, lo iellato di casa,” pensò.

Cercò di difendersi: “Ma non è che magari anche a te succedono certe cose, solo che non le racconti?”

Sua moglie lo guardò con un mix di incredulità e indignazione. “Io? Non farmi ridere! Non sono goffa come te!”

Errore. Mai accusare senza prove, specialmente contro qualcuno con una memoria di ferro.

Carlo lo sapeva bene. Lei ricordava inezie di anni prima con una precisione spaventosa, mentre lui non si ricordava nemmeno cosa avesse mangiato a cena il giorno prima. Capì che era meglio lasciar perdere e iniziò a raccogliere i croccantini dal pavimento.

Dopo qualche minuto, però, il silenzio le risultò insopportabile. “Perché non parli più? Ti sei offeso?”

Ma figurati,” rispose Carlo, stanco.

Allora cos’hai? Stai pensando a qualcosa?”

No, non sto pensando a niente.”

Non prendermi in giro! Se fai quella faccia, qualcosa c’è. Dai, dimmi!”

Carlo si sentì braccato, senza via di fuga. Doveva decidere: mentire spudoratamente o rischiare un’altra discussione? Si sentiva come un acrobata sul filo, a metà tra il voler risolvere e il voler scappare.

La comunicazione è un’arte sottile, ma quanto è complicata! Trovare le parole giuste al momento giusto può sembrare una missione impossibile. Essere in sintonia, esprimere le proprie emozioni, rispondere con calma quando ci si sente attaccati: tutto questo suona semplice... in teoria. Eppure, nella vita reale, spesso si inciampa.

Proprio come in una danza, ogni passo richiede equilibrio, attenzione e un po’ di improvvisazione. Ma quante volte finiamo per pestare i piedi dell’altro?

Ecco allora un suggerimento pratico, prova l’esercizio n. 2 per ritrovare la calma durante una discussione.


12 marzo 2012

IL TEMPO, un confine pericoloso.


IL TEMPO, un confine pericoloso.

Biip! Biip! BIIP!!! BIIP!!!
In un fastidioso crescendo, la svegli mi desta bruscamente.
L'agenda piena di impegni e così poco tempo!
Come un'atleta ai blocchi di partenza, la mia giornata ha inizio...
ma cos'è il tempo?

Definizione tratta da:
il Sabatini Coletti Dizionario della Lingua Italiana
1 [tèm-po] s.m.
  • 1 Concetto intuitivamente collegato al divenire, alla durata, alla continuità (articolata in presente, passato e futuro) in cui situiamo ogni cosa, esperienza, avvenimento: il trascorrere del t. || con il t.; con l'andare, con il passare del t...
  • 2 Successione illimitata e misurabile di istanti; riferimento temporale necessario per la sua misurazione || t. siderale, t. solare, sistemi di misura del t. basato sull'intervallo tra due successivi passaggi al meridiano locale rispettivamente di una stella o del Sole...
  • 3 Periodo di durata più o meno ampia e definita: un anno, un mese di t.; cosa hai fatto in tutto questo t.?; spec. in relazione al compimento di qlco.: dammi il t. di vestirmi e sono da te || c'è sempre t., non ci sono scadenze...
  • 4 Epoca, età storica o della vita: al t. di Napoleone; ai t. del fascismo; periodo contrassegnato da particolari caratteristiche: in t. di guerra; il t. degli esami || un t., anticamente...
  • 5 (solo sing.) Momento opportuno, circostanza favorevole: sarebbe t. che la smettessi; ogni cosa a suo t. || a t. debito, al momento giusto: | a t. e luogo, nel momento e nella sede appropriati | prima del t.; innanzi, anzi t...ecc...ecc...
Insomma, scienziati, filosofi e pensatori di ogni epoca si sono prodigati nel cercare di dare un significato al tempo, non per ultimo Albert Einstein con la sua formulazione della :
Relatività ristretta
Tale teoria fu pubblicata nel 1905 da Einstein, rivoluzionando per sempre la nostra concezione di spazio e di tempo: chi pensa ancora ad essi in termini assoluti, si sbaglia.
Infatti, due osservatori, in moto relativo l’uno rispetto all’altro, hanno diverse percezioni del tempo...

Quindi, definizioni a parte, il tempo è soprattutto una percezione.

Quante volte mi è capitato, magari nello svolgere un'attività noiosa di pensare
:"Uffa! Oggi non mi passa mai"
Oppure viceversa :"Caspita è proprio vero che quando ci si diverte il tempo vola!"

Il labile confine del tempo visto dalla mia zona del crepuscolo si concretizza in questa semplice affermazione del maestro zen Dogen Zeniji :
"La maggior parte delle persone crede che il tempo trascorra, in realtà esso sta sempre là dov'è."
maestro zen Dogen Zeniji
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Stando così le cose, del tempo non dovrei preoccuparmi molto.
In effetti è proprio così.
Non mi occupo di qualcosa che non esiste.
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Però, né voglio parlare perché nella pratica comune né ha altresì importanza:

Il tempo nostro malgrado influenza la nostra esistenza”

Il nostro orologio biologico è stato da sempre regolato sul ciclo siderale. Cioè il susseguirsi inalterato di giorno e notte.


La vita è una cosa semplice.”

Di giorno lavoro per soddisfare i bisogni primari.
La notte riposo.

Invece...?
La frenesia della vita moderna, ci costringe ad essere veloci, sempre più veloci.
Produrre di più, lavorare di più, crescere e consumare di più.
Veloci, sempre più veloci.

Oggi il tempo e le mete sono la nostra ossessione:

Riuscirò a fare tutto quello che devo nel tempo previsto?”.
Le bollette da pagare;
I bambini e la scuola;
La spesa al supermercato;
I lavori domestici;
Le imprevedibili complicazioni familiari;
Arrivare puntuale al lavoro... Ecc...Ecc...
Le code per strada;
E poi?...
La roulette del parcheggio;
L'ascensore è guasto;
Affanno !!!...Esasperazione!!!...Guardo l'orologio, sono a corto di minuti.

L’agitazione ci assale. Spesso ci sentiamo inadeguati oppure arrabbiati e in questo contesto, inevitabilmente prima o poi, il tempo a nostra disposizione si esaurisce e con esso anche le nostre energie. Questa indotta costrizione mentale, lentamente deteriora la percezione di sé e ci allontana dai reali bisogni del nostro essere. Il nostro orologio biologico si guasta e talvolta ci ammaliamo.

Una recente statistica U.S.A. riguardante i paesi sviluppati, dice che quasi il 50% delle persone viene colpito, almeno una volta nella vita, da disturbi di Depressione o Ansia. In Italia circa 5 milioni di persone soffrono di Depressione e 3 milioni di Ansia; ciò significa più del 10% della popolazione (la schizofrenia e i disturbi psicotici colpiscono circa lo 1 per mille della popolazione). Questi dati calano drasticamente in quelle nazioni che noi definiamo sottosviluppate.

Ma la richiesta è sempre la stessa, veloci, sempre più veloci, quasi imponendoci di condensare lo spazio ed il tempo a nostro piacimento.
Purtroppo non possiamo padroneggiare il tempo perché per quanto se ne dica, il tempo NON ESISTE. Solo nominandolo è già sparito.
Esiste solo il momento.
Cioè il Qui e Ora!

Così qualcosa che non esiste, creato per dare ordine al divenire delle cose, diventa uno strumento perverso, volto ad influenzare involontariamente le nostre esistenze.

Come uscire da questo circolo vizioso?
Non ho una risposta, posso solo condividere le mie esperienze e spero che queste possano essere di giovamento anche a voi come lo sono per me.

Nella meditazione (io pratico lo zazen), per esempio provo ad accedere a una dimensione in cui spazio e tempo non esistono. C'è una grande somiglianza tra le conclusioni dei fisici moderni e dei mistici, entrambi affermano, in modo diverso, che spazio e tempo non sono assoluti, ma relativi, anche allo stato emotivo in cui ci si trova.

Si può e si deve quindi, cercare di riappropriarci del nostro primordiale ritmo biologico. Ne va del nostro benessere, e se vi trovate in uno stato di agitazione, come spesso mi trovo io, fermiamoci un istante e proviamo insieme ad attuare questo semplice esercizio:

Scegliamo un'attività che di solito svolgiamo velocemente.
Può essere qualunque cosa, come lavare i piatti o riordinare gli scaffali.
Quando siamo pronti, iniziamo respirando lentamente e profondamente per circa trenta secondi.
Facciamo in modo che la nostra postura sia corretta, ed iniziamo a compiere ogni azione lentamente, facendo molta attenzione ad ogni singolo gesto.
Ogni movimento deve essere calmo e lento, come fossimo immersi in una enorme vasca di acqua calda.
Siamo rilassati ed in armonia con l'ambiente e con gli oggetti che stiamo usando.
Il nostro respiro è lento e regolare ed il nostro lavoro è lento, leggero e piacevole.
Rimaniamo concentrati su quello che stiamo facendo, siamo qui e ora.
Terminato il nostro lavoro, riprendiamo lentamente contatto con ciò che ci circonda e le nostre abitudini.

Questo esercizio, ci permette non solo di ridurre lo stress ed accrescere la nostra calma interiore, ma anche di percepire profondamente la relazione che avviene tra noi stessi e ciò che stiamo facendo .

Un saluto
Fabrizio P.

05 marzo 2012

Le avversità temprano l'animo

La vita è una cosa semplice.
L’uomo quella sera, rincasò più tardi e più stanco del solito. La tavola ancora apparecchiata e sui fornelli gli avanzi del pranzo da riscaldare. La cena fu breve e frugale, l’apatia gli aveva tolto appetito. Le membra gli dolevano mentre mestamente si incamminava verso la camera da letto.
E lì, disteso supino su un giaciglio di paglia, ripensava alla giornata trascorsa e mentre i ricordi si facevano confusi e i suoni affievoliti, il sonno ebbe la meglio…
Era l’alba di nuovo giorno e mentre il sole arrossito, teneramente accarezzava le brulle colline ergendosi in tutto il suo splendore, le ombre assopite e distese lungamente, si destavano arrendevoli, rivelando un variopinto universo di cose e colori. Intanto gli abitanti del silenzioso mondo della notte si ritraevano, passando il testimone ai chiassosi animali diurni. E furono proprio questi ultimi con la loro ouverture, ad avvisare l’uomo che era giunto il momento di alzarsi. Così, rinvigorito dal sonno del giusto, si protese al davanzale della propria finestra. Con lo sguardo vagava tra le distese coltivate oppure, soffermandosi affascinato alla vista dei grappoli d’uva che, cosparsi di rugiada, rilucevano come gemme preziose, già assaporandone la fragranza del nettare che né avrebbe ricavato. Mentre più in là le stalle che ospitavano gli animali, richiamavano la sua attenzione, ricordandogli quali erano i suoi compiti di contropartita. E fu in quell’istante che, pervaso ed inebriato da profumi di erbe aromatiche e campi concimati, penso che anche quella sarebbe stata un’altra magnifica …“giornata di merda!”…
Fabrizio P.