12 settembre 2025

Italand

 ITALAND il paese dei balocchi  




Ah, il Belpaese! Sempre il "capofila", specialmente quando si tratta di eccellere in nuovi,... diciamo così, esperimenti di mercato atlantista. Se un tempo eravamo la culla della civiltà, oggi, a quanto pare, ci stiamo candidando a diventare il parco giochi esclusivo per i Paperoni globali, con tanto di servitori di corte e giullari inclusi nel pacchetto. E tutto ciò mentre ci illudiamo che il turismo sia il nostro "oro nero". Un petrolio fatto di promesse vuote e stipendi miseri, a quanto dicono gli esperti.

Benvenuti nel nuovo, scintillante, medioevo italiano.

Iniziamo con l'elefante nella stanza: la convinzione, ciclicamente rispolverata, che il turismo sia il "motore trainante" dell'economia italiana. Un mantra ripetuto anche dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Peccato che i dati e gli esperti ci raccontino una storia ben diversa, una storia che sa più di tragedia greca che di commedia all'italiana. Il turismo, per quanto rilevante, non ha né il peso né la redditività necessari per sostenere lo sviluppo economico nazionale. Anzi, rischia di accelerare il nostro declino.

Secondo Eurostat, il turismo pesa per un misero 6,2% sul PIL europeo, e in Italia, pur superando la media europea, siamo ben lontani da settori come l'industria manifatturiera (17%) o le attività professionali (11%). E non venitemi a parlare del 13% con l'indotto; quello è un calcolo che include attività che non sono esclusivamente turistiche, una sorta di "gonfiatura statistica" che, come nota Marko Jukic di Bismarck Analysis, non fa che nascondere le esternalità negative: rumore, sporcizia, affollamento, e alloggi che diventano un lusso per chiunque non sia un turista di passaggio.

Ma il cinismo non si ferma qui. Andiamo oltre i numeri del PIL e guardiamo chi tiene in piedi questo carrozzone. Il turismo impiega 1,6 milioni di lavoratori, circa il 6-7% degli occupati italiani. Un'enormità, penserete. Peccato che questi posti di lavoro siano caratterizzati da stagionalità e stipendi medio-bassi, con una paga oraria lorda di appena 16,2 euro, ben al di sotto dei 27,8 euro degli altri settori dei servizi. In un anno, un lavoratore del turismo guadagna il 35% in meno rispetto alla media dei servizi. Non è un'anomalia, cari miei, ma una debolezza strutturale. Il settore si basa su attività a "bassa intensità di lavoro manuale e a basso contenuto tecnologico", difficilmente automatizzabili. Il valore aggiunto per addetto è di 24.900 euro nel turismo, contro i 56.600 euro in altri servizi. In breve, il turismo non rende ricchi, ma produce "servi non qualificati".

E mentre il "popolo" si accontenta delle briciole, i nuovi signori si godono il banchetto.

L'Italia, incredibilmente, è diventata un "paradiso fiscale" per i super ricchi. Grazie a un'imposta sostitutiva, i cosiddetti High Net Worth Individual (HNWI), pagano solo 100mila euro all'anno su tutti i guadagni realizzati all'estero, che siano dieci milioni, cento milioni o un miliardo. Un "trucco" che ha attirato ben 1.136 Paperoni stranieri l'anno scorso, posizionando l'Italia al sesto posto tra i "paradisi fiscali" legali in Europa. E non importa se il governo Meloni ha raddoppiato la flat tax a 200mila euro; per chi ha patrimoni di centinaia di milioni, è una spesa irrisoria. Anzi, un dirigente tributario milanese ha dichiarato che "Così siamo diventati più attraenti della Svizzera".

Aggiungiamo le tasse di successione, tra le più basse al mondo. Un consulente fiscale lo riassume così: "Vivi all’estero, muori in Italia". Questa è l'"Europa parassita" descritta da Angelo Mincuzzi, dove le élite si arricchiscono sempre più mentre i cittadini onesti pagano per tutti, e vengono sottratte risorse a scuole, ospedali e infrastrutture vitali. Non è un'ingiustizia casuale, ma un modello: in Italia il reddito da capitale è tassato al 26%, quello proveniente da società di capitali (Ires) al 24%, mentre il reddito da lavoro dipendente va dal 23% al 35-43%.

Chi lavora paga di più di chi guadagna senza lavorare.

Un modello "bipartisan" per "salva Paperoni", introdotto dal governo Renzi e rafforzato da quello Meloni, senza alcun meccanismo per verificare se favorisca davvero gli investimenti produttivi.

E qui entra in gioco la gentrificazione, un termine "poco descrittivo e molto polemico", ma decisamente "politico". Non è più solo una questione di "imborghesimento", ma di "espulsione della popolazione residente e della sua sostituzione con un’altra popolazione, selezionata su basi di censo". Non è il frutto di una singola volontà, ma un "movimento anonimo e impersonale delle forze economiche".

Attenzione anche alla "sharing economy"(economia della condivisione come Airbnb o Uber) che è anche la "coltre ideologica che copre l’azione reale dei grandi investitori privati". Sono in molti oramai, ad aver "introiettato le modalità d’azione del privato", spianando la strada a chi "de-regolamenta, de-fiscalizza" e "pianifica contrattando col privato lo sviluppo del territorio".

Così, le città diventano strumenti di profitto, perché il loro valore viene sfruttato per fare soldi, in particolare attraverso l'affitto e la vendita degli spazi.

E così, l'Italia sta diventando una Disneyland a cielo aperto, un palcoscenico per "un'economia esperienziale". Le città, quelle che una volta erano casa, cultura e tradizioni, si trasformano in un'attrazione turistica, in cui le periferie non sono più "dormitori alienanti, ma luoghi in cui possa avvenire uno scambio", un eufemismo per dire che anche lì si cerca di "valorizzare" ogni centimetro quadrato. La "turistificazione" aggredisce e annienta ogni luogo, attirando una "popolazione temporanea" di turisti, ai quali offrire spazi "liberati dalla popolazione locale" ma "ricostruiti come se questa popolazione animasse ancora il genius loci".

Lo scenario non è più un'ipotesi, ma una macabra profezia in atto. Le classi sociali più fragili, ormai, sono "destinate ad una migrazione senza fine", espulse dalle città consolidate e relegate a milioni nelle "non-città metropolitane periurbane" (ghetti) a decine di chilometri di distanza. Da lì, vengono richiamate per vestire i panni di camerieri, hostess, barman, facchini, pizzettari, operatori ecologici, guide turistiche, cuochi... un "esercito industriale informale e sottopagato che regge l’experience urbana e la rende competitiva". Il nostro patrimonio culturale e storico, l'arte, la bellezza, diventano la scenografia di questo teatro dell'assurdo. Siamo diventati, o stiamo diventando, una nazione di "proprietari immobiliari e servi non qualificati", con i primi (pochi) che traggono profitto da un'economia della rendita, e i secondi (molti) che sgobbano per salari mediocri, illusi di guadagnare dalle "briciole del trickle down del turismo di massa".

La Croazia, per raggiungere il PIL pro capite della Svizzera solo con il turismo, avrebbe bisogno di 1,93 miliardi di pernottamenti turistici all'anno, una cifra 20 volte superiore all'attuale popolazione delle sue regioni costiere. In altre parole, è una trappola della dipendenza che ci condanna a "attività a basso valore aggiunto" mentre il Nord Europa "avanza verso settori ad alta tecnologia e servizi sofisticati". Il turismo è un "antidolorifico economico" che allevia temporaneamente i dolori, ma non li guarisce.

Quindi, mentre i super ricchi sbarcano indisturbati nel nostro "paradiso fiscale" per godere delle nostre bellezze a un prezzo di favore, gli italiani, con la loro ineguagliabile creatività, diventano gli intrattenitori, i cuochi, i portieri, i camerieri e, perché no, i giullari di corte di questa nuova nobiltà globale. Il nostro inestimabile patrimonio, l'anima stessa dell'Italia, viene silenziosamente svenduto, pezzo dopo pezzo, per creare un'esperienza immersiva e autenticamente "italiana" per chi può permettersela. Il tutto, sotto l'illusione di una "riqualificazione" e di una "crescita" che, in realtà, ci sta trasformando in un feudo per ricchi.

Mentre i nostri antenati, fieri della loro identità e della loro terra, avrebbero combattuto per opporsi a un tale destino, noi, oggi, ci limiteremo ad accettare il nostro ruolo di camerieri o addetti ai servizi, pronti a offrire un caffè espresso e un sorriso forzato?

Un abbraccio e come sempre attendo i vostri commenti. 



Fonti:

https://scenarieconomici.it/turismo-ricchezza-dipendenza-economia/

https://www.lorenzoruffino.it/p/no-il-turismo-non-e-il-petrolio-italiano

Pensieri sul libro di Sandra Annunziata, Oltre la gentrification (editpress, 2022)

https://www.fiscoequo.it/linvenzione-della-flat-tax-e-la-tassa-salva-paperoni-ancora-un-modello-bipartisan-e-perdente/






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