13 settembre 2025

Bloquons tout


In Francia è partita la mobilitazione “Bloquons tout” (“Blocchiamo tutto”), con proteste e scioperi diffusi


Che i francesi sappiano protestare è un dato di fatto. L'immagine di piazze piene e barricate incendiate ha un fascino innegabile. Ma prima di cadere preda di facili entusiasmi, bisogna considerare che queste proteste, pur efficaci mediaticamente, sono anche fragili. Come si è visto, lo Stato può rispondere con una forza imponente, reprimendo le manifestazioni con arresti, manganelli e gas lacrimogeni.

Lo slogan "Blocchiamo tutto" suona bene, ma resta un messaggio vuoto se non si traduce in qualcosa di più concreto. Scioperi, disobbedienza civile, insubordinazione fiscale? Staremo a vedere. Oppure, come hanno dimostrato i precedenti focolai di rivolta, è più probabile che passato il brivido del momento, si torni al lavoro, allo shopping… insomma a quelle stesse abitudini che, in fondo, continuano ad alimentare il sistema che si dice di voler combattere. 

Lo capisco, uscire dalla zona di comfort non è per tutti. È esaltante sventolare una bandiera e gridare tra folla, molto meno rifiutarsi di pagare le tasse, opporsi a leggi ingiuste, disertare o cambiare le proprie scelte di consumo. 

Apprezzo le manifestazioni di piazza, ma possono essere facilmente  infiltrate, strumentalizzate o usate come palcoscenico per dinamiche politiche che nulla hanno a che fare con la volontà popolare.

Come un film già visto, le telecamere si spegneranno, partirà la macchina del fango, gli slogan divisivi e la politica del governo, come sempre, cavalcherà l'onda retorica, della “strategia della distrazione” o del “problema - reazione - soluzione” per poi ribadire che in democrazia "l'unica risposta è il voto" e il ciclo si ripete all'infinito, in saecula saeculorum.

Ci hanno convinti che il dissenso abbia solo due strade: la piazza e le urne.

Ma, oltre alle due strade note, come diceva Gandhi, ne esiste un'altra talmente potente che viene spesso taciuta o addiridittura ridicolizzata quando se ne parla, ma contro cui, negli Stati Uniti, si sta già pensando di alzare uno scudo legislativo, come il disegno di legge H.R. 867, noto come IGO Anti-Boycott Act.

E perché questa fretta di metterci un freno? 

Perché il vero potere, quello che non può essere sedato con la forza o con i gas lacrimogeni, risiede nel boicottaggio.

Colpire il portafoglio di chi è al potere è l'unico modo per fargli davvero male.

Hanno paura di questa forza, e hanno ragione. Il boicottagio è l'unica rivoluzione che non possono manganellare.

Le vere trasformazioni non nascono da ondate di rabbia passeggere. Spesso sono nate dall’attivismo di una minoranza consapevole, fiera e risoluta, disposta a sacrificarsi per un bene comune.

Boicottare, pur essendo una forma nonviolenta, è estenuante: richiede tempo, rinunce, sacrifici e non è indenne da rischi. Il sistema risponderà e le conseguenze potrebbero essere drammatiche: perdita del lavoro, il blocco dei conti correnti, l'esclusione sociale e il crollo delle proprie sicurezze. Per questo, serve una comunità solidale, pronta a sostenersi a vicenda.

Ora ti chiedo, sei disposto a rinunciare ai tuoi privilegi e assumerti la responsabilità del cambiamento, oppure preferisci chiudere gli occhi dinnanzi alle storture e accettare lo status quo?

Scrivimi cosa ne pensi nei commenti e... 

non smettere mai di operare per un mondo migliore.



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