Ah,
buongiorno!
Che bello svegliarsi ascoltando interviste confortanti che celebrano la "grande crescita di
consapevolezza" tra coloro che si sono opposti alle
imposizioni totalitarie
del nostro recente periodo
di
psico-pandemia.
Pare che oggi si possa finalmente tirare un bel sospiro di sollievo, anche se il ricordo di quei giorni infausti è ancora lì, come una vecchia ferita che brucia ogni volta che sento parlare di no vax o di un altro caso di reazione avversa causata dal salvifico siero.
Come non unirsi ai soddisfatti cori che proclamano a gran voce: "Il clima è cambiato, sempre più persone hanno aperto gli occhi!” oppure “La verità emerge, è una trasformazione epocale che impedirà il ripetersi di simili scene di pazzia.” e anche " Stanno per istituire una commissione covid, giustizia sarà fatta!" Ne gioisco insieme a voi.
Però, senza voler rovinare la festa né spezzare le ali
dell’entusiasmo collettivo, che ci spinge a volare verso quei
vertiginosi picchi di giustizia e dignità, mi permetto di riportarci
un attimo con i piedi per terra.
Mentre siamo tutti occupati a
festeggiare la rinascita delle coscienze, forse è utile ricordare
che attualmente nel mondo ci sono ben 56 conflitti attivi. Alcuni particolarmente vicini e insidiosi dove civili innocenti vivono nell'orrore e nella disperazione quotidiana.
Nel 2021, per aggiungere un pizzico di amarezza al caffè del
mattino, 50 milioni di persone nel mondo vivevano in
condizioni di schiavitù moderna. Sì, avete capito bene: una
persona su 150. È quanto denuncia il rapporto “Globalestimates of modern slavery” realizzato dall’Organizzazione
internazionale del lavoro (Oil), l’Organizzazione internazionale
per le migrazioni (Oim) e l’ong Walk Free. Per chi si chiedesse se
la situazione sia migliorata negli ultimi anni, ecco un bel colpo di
scena: dal 2016 al 2021, il numero di “nuovi schiavi” è passato
da 40,3 a 49,6 milioni.
E poi, per non farci mancare nulla, c’è la nostra amata Italia, dove, come ben sappiamo, tutto va sempre a gonfie vele.
Lungi da me vestire i panni dell'uccello del malaugurio, ma c’è un piccolo dettaglio che non posso ignorare, anche se preferirei farlo. Il periodo di follia appena trascorso, oltre a lasciare cicatrici indelebili, ha avuto un altro effetto collaterale: ha permesso di schedare e delineare il profilo di ognuno di noi.
Come? Beh, è stato un gioco da ragazzi: grazie all’identificazione nelle piazze di protesta; il
monitoraggio di chat e social network
e il caro vecchio green
pass
che, tra l’altro, sta per evolversi in uno strumento di controllo
permanente a livello europeo.
Quindi, prima di scatenarvi in esultanze liberatorie, forse è il
caso di riflettere un attimo. Il cosiddetto “esperimento sociale”
messo in atto in quegli anni ha fatto sì che l’apparato di
sicurezza governativo conosca perfettamente nome e cognome di
chiunque abbia osato dissentire. E se questo non bastasse, hanno
anche raccolto una bella lista di delatori su cui possono sempre
contare.
Per chiudere in bellezza, vorrei anche ricordare che mentre siamo tutti presi a celebrare risvegli vacanzieri e nuovi orizzonti, i punti inseriti nell'Agenda 2030 di Davos continuano ad avanzare imperterriti. Del resto, le grandi trasformazioni globali non si fermano certo per qualche voce eretica. Non dimentichiamo poi che la finestra di Overton è sempre aperta, pronta a diffondere nuove ideologie che ieri sarebbero sembrate impensabili, ma che oggi diventano realtà accettate.
Il treno del progresso ha una tabella di marcia ben
precisa, e non aspetta nessuno.
Ma tranquilli, tutto questo è sicuramente per il nostro bene, giusto?
Ma tranquilli, tutto questo è sicuramente per il nostro bene, giusto?
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