ITALAND il paese dei balocchi
Ah, il Belpaese! Sempre il "capofila", specialmente quando
si tratta di eccellere in nuovi,... diciamo così, esperimenti di
mercato atlantista. Se un tempo eravamo la culla della civiltà,
oggi, a quanto pare, ci stiamo candidando a diventare il
parco giochi esclusivo per i Paperoni globali, con tanto di servitori
di corte e giullari inclusi nel pacchetto. E tutto ciò
mentre ci illudiamo che il turismo sia il nostro "oro nero".
Un petrolio fatto di promesse vuote e stipendi miseri, a quanto
dicono gli esperti.
Benvenuti
nel nuovo, scintillante, medioevo italiano.
Iniziamo con l'elefante nella stanza: la convinzione,
ciclicamente rispolverata, che il turismo sia il "motore
trainante" dell'economia italiana. Un mantra ripetuto
anche dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Peccato che i
dati e gli esperti ci raccontino una storia ben diversa, una storia
che sa più di tragedia greca che di commedia all'italiana. Il
turismo, per quanto rilevante, non ha né il peso né la
redditività necessari per sostenere lo sviluppo economico nazionale.
Anzi, rischia di accelerare il nostro declino.
Secondo Eurostat, il turismo pesa per un misero 6,2%
sul PIL europeo, e in Italia, pur superando la media
europea, siamo ben lontani da settori come l'industria manifatturiera
(17%) o le attività professionali (11%). E non venitemi a parlare
del 13% con l'indotto; quello è un calcolo che include attività che
non sono esclusivamente turistiche, una sorta di "gonfiatura
statistica" che, come nota Marko Jukic di Bismarck Analysis, non
fa che nascondere le esternalità negative: rumore,
sporcizia, affollamento, e alloggi che diventano un lusso per
chiunque non sia un turista di passaggio.
Ma il cinismo non si ferma qui. Andiamo oltre i numeri
del PIL e guardiamo chi tiene in piedi questo carrozzone. Il turismo
impiega 1,6 milioni di lavoratori, circa il 6-7% degli
occupati italiani. Un'enormità, penserete. Peccato che
questi posti di lavoro siano caratterizzati da stagionalità
e stipendi medio-bassi, con una paga oraria lorda di appena
16,2 euro, ben al di sotto dei 27,8 euro degli altri
settori dei servizi. In un anno, un lavoratore del turismo guadagna
il 35% in meno rispetto alla media dei servizi. Non
è un'anomalia, cari miei, ma una debolezza strutturale.
Il settore si basa su attività a "bassa intensità di lavoro
manuale e a basso contenuto tecnologico", difficilmente
automatizzabili. Il valore aggiunto per addetto è di 24.900
euro nel turismo, contro i 56.600 euro in altri
servizi. In breve, il turismo non rende ricchi, ma
produce "servi non qualificati".
E mentre il "popolo" si accontenta delle
briciole, i nuovi signori si godono il banchetto.
L'Italia, incredibilmente, è diventata un "paradiso
fiscale" per i super ricchi. Grazie a un'imposta
sostitutiva, i cosiddetti High Net Worth Individual (HNWI),
pagano solo 100mila euro
all'anno su tutti i guadagni realizzati all'estero, che
siano dieci milioni, cento milioni o un miliardo. Un "trucco"
che ha attirato ben 1.136 Paperoni stranieri l'anno
scorso, posizionando l'Italia al sesto posto tra i "paradisi
fiscali" legali in Europa. E non importa se il governo Meloni ha
raddoppiato la flat tax a 200mila euro; per chi ha patrimoni
di centinaia di milioni, è una spesa irrisoria. Anzi, un dirigente
tributario milanese ha dichiarato che "Così siamo diventati più
attraenti della Svizzera".
Aggiungiamo le tasse
di successione, tra le più basse al mondo. Un
consulente fiscale lo riassume così: "Vivi all’estero, muori
in Italia". Questa è l'"Europa parassita"
descritta da Angelo Mincuzzi, dove le élite si arricchiscono sempre
più mentre i cittadini onesti pagano per tutti, e vengono sottratte
risorse a scuole, ospedali e infrastrutture vitali. Non è
un'ingiustizia casuale, ma un modello: in Italia il reddito da
capitale è tassato al 26%, quello proveniente da società di
capitali (Ires) al 24%, mentre il reddito da lavoro dipendente va dal
23% al 35-43%.
Chi lavora paga di più di chi guadagna
senza lavorare.
Un modello "bipartisan" per "salva
Paperoni", introdotto dal governo Renzi e rafforzato da quello
Meloni, senza alcun meccanismo per verificare se favorisca davvero
gli investimenti produttivi.
E qui entra in gioco la gentrificazione,
un termine "poco descrittivo e molto polemico", ma
decisamente "politico". Non è più solo una questione di
"imborghesimento", ma di "espulsione della
popolazione residente e della sua sostituzione con un’altra
popolazione, selezionata su basi di censo". Non è il
frutto di una singola volontà, ma un "movimento anonimo e
impersonale delle forze economiche".
Attenzione anche alla "sharing
economy"(economia
della condivisione come Airbnb o Uber) che è anche
la "coltre ideologica che copre l’azione reale dei grandi
investitori privati". Sono in molti oramai, ad aver
"introiettato le modalità d’azione del privato",
spianando la strada a chi "de-regolamenta, de-fiscalizza" e
"pianifica contrattando col privato lo sviluppo del territorio".
Così, le città diventano strumenti di profitto,
perché il loro valore viene sfruttato per fare soldi, in particolare
attraverso l'affitto e la vendita degli spazi.
E così, l'Italia sta diventando una Disneyland
a cielo aperto, un palcoscenico per "un'economia
esperienziale". Le città, quelle che una volta erano casa,
cultura e tradizioni, si trasformano in un'attrazione turistica, in
cui le periferie non sono più "dormitori alienanti, ma luoghi
in cui possa avvenire uno scambio", un eufemismo per dire che
anche lì si cerca di "valorizzare" ogni centimetro
quadrato. La "turistificazione" aggredisce e annienta ogni
luogo, attirando una "popolazione temporanea" di turisti,
ai quali offrire spazi "liberati dalla popolazione locale"
ma "ricostruiti come se questa popolazione animasse
ancora il genius loci".
Lo scenario non è più un'ipotesi, ma una macabra
profezia in atto. Le classi sociali più fragili, ormai, sono
"destinate ad una migrazione senza fine",
espulse dalle città consolidate e relegate a milioni nelle
"non-città metropolitane periurbane" (ghetti) a decine di
chilometri di distanza. Da lì, vengono richiamate per vestire i
panni di camerieri, hostess, barman, facchini, pizzettari, operatori
ecologici, guide turistiche, cuochi... un "esercito
industriale informale e sottopagato che regge l’experience
urbana e la rende competitiva". Il nostro patrimonio
culturale e storico, l'arte, la bellezza, diventano la scenografia di
questo teatro dell'assurdo. Siamo diventati, o stiamo diventando, una
nazione di "proprietari immobiliari
e servi non qualificati", con i primi (pochi) che
traggono profitto da un'economia della rendita, e i secondi (molti)
che sgobbano per salari mediocri, illusi di guadagnare dalle
"briciole del trickle down del turismo di massa".
La Croazia, per raggiungere il PIL pro capite della
Svizzera solo con il turismo, avrebbe bisogno di 1,93
miliardi di pernottamenti turistici all'anno, una cifra 20
volte superiore all'attuale popolazione delle sue regioni costiere.
In altre parole, è una trappola della dipendenza
che ci condanna a "attività a basso valore aggiunto"
mentre il Nord Europa "avanza verso settori ad alta tecnologia e
servizi sofisticati". Il turismo è un "antidolorifico
economico" che allevia temporaneamente i dolori, ma non li
guarisce.
Quindi, mentre i super ricchi sbarcano indisturbati nel
nostro "paradiso fiscale" per godere delle nostre bellezze
a un prezzo di favore, gli italiani, con la loro ineguagliabile
creatività, diventano gli intrattenitori, i cuochi, i
portieri, i camerieri e, perché no, i giullari di corte di
questa nuova nobiltà globale. Il nostro inestimabile patrimonio,
l'anima stessa dell'Italia, viene silenziosamente svenduto, pezzo
dopo pezzo, per creare un'esperienza immersiva e autenticamente
"italiana" per chi può permettersela. Il tutto, sotto
l'illusione di una "riqualificazione" e di una "crescita"
che, in realtà, ci sta trasformando in un feudo per ricchi.
Mentre i nostri antenati, fieri della loro identità e
della loro terra, avrebbero combattuto per opporsi a un tale destino,
noi, oggi, ci limiteremo ad accettare il nostro ruolo di camerieri o
addetti ai servizi, pronti a offrire un caffè espresso e un sorriso
forzato?
Un abbraccio e come sempre attendo i vostri commenti.

Fonti:
https://scenarieconomici.it/turismo-ricchezza-dipendenza-economia/
https://www.lorenzoruffino.it/p/no-il-turismo-non-e-il-petrolio-italiano
Pensieri sul libro di Sandra Annunziata, Oltre la gentrification (editpress, 2022)
https://www.fiscoequo.it/linvenzione-della-flat-tax-e-la-tassa-salva-paperoni-ancora-un-modello-bipartisan-e-perdente/