09 ottobre 2025

La Fabbrica delle Illusioni

 



La Fabbrica delle Illusioni: 

Come la Propaganda Domina la Nostra Mente.


Introduzione: Se questo post è falso, allora è vero.

Considerate questa frase: "Tutto in questo post è falso". Se l'affermazione è vera, allora deve essere anche falsa, il che significa che il post è vero. Questo è il "paradosso del mentitore", un vortice di autoconfutazione che illustra perfettamente la natura infida della verità nel nostro mondo saturo di informazioni.

Lo scopo di questo articolo è svelare una verità inquietante: le tecniche secolari di manipolazione delle folle, analizzate da studiosi come Gustave Le Bon oltre un secolo fa, non sono reperti storici, ma l'esatto codice operativo della nostra attuale società digitale. Le piattaforme che usiamo ogni giorno sono progettate per sfruttare le debolezze psicologiche che ci rendono prevedibili, suggestionabili e, in definitiva, controllabili.

Oggi, la propaganda non è più un evento di massa orchestrato in una piazza, ma un'operazione continua e personalizzata che si svolge sul campo di battaglia più intimo che esista: lo schermo del nostro smartphone.

Parte prima:

- Dal Gregge Fisico allo Sciame Digitale -


Alla fine del XIX secolo, lo psicologo francese Gustave Le Bon codificò un fenomeno tanto potente quanto terrificante: la nascita dell' "anima collettiva". Egli osservò come un semplice agglomerato di individui, in determinate circostanze, si trasformi in una "folla psicologica". In questa nuova entità, la personalità cosciente dell'individuo svanisce. Le sue qualità intellettuali si annullano e, per il solo fatto di far parte della folla, l'uomo discende di parecchi gradi la scala della civiltà. Isolato, sarebbe un individuo colto; nel branco diventa un istintivo, un "barbaro" guidato da un "contagio mentale".

Secondo Le Bon, la folla non è una semplice somma di individui, ma una “nuova entità psicologica” in cui le caratteristiche personali si dissolvono e si impone un “animo collettivo”. Tale condizione produce dinamiche psicologiche che possono risultare potenti e, talvolta, pericolose per l’equilibrio sociale.

1. Suggestionabilità: La sospensione della volontà critica. Le Bon osserva che “l’individuo immerso nella folla discende parecchi gradini nella scala della civiltà” e diviene straordinariamente influenzabile. «Nella folla l’uomo cessa di essere se stesso: diviene un automa che la volontà della collettività dirige.» — La psicologia delle folle, cap. I

Questa suggestionabilità si manifesta come una perdita del controllo critico: le rappresentazioni evocate — anche se illogiche o inverosimili — vengono accettate come reali. Le idee non vengono analizzate, ma subite. Questo spiega perché, in contesti collettivi, notizie false o miti simbolici possano radicarsi e diffondersi con rapidità esplosiva.

📌 Nota: La suggestionabilità è alla base dei fenomeni di manipolazione collettiva, dalla propaganda ai moderni meccanismi virali sui social media.

2. Impulsività: La dominazione degli istinti. Per Le Bon, la folla agisce in modo emotivo e irrazionale: «La folla è impulsiva, mobile e irritabile; è guidata quasi esclusivamente dall’inconscio.» — cap. II

Questo significa che l’individuo, una volta immerso nella massa, cede il controllo ai propri impulsi e può passare rapidamente da sentimenti distruttivi a comportamenti altruistici. L’eroismo collettivo e la ferocia collettiva — spesso presenti nei momenti di crisi storica — non sono contraddizioni per Le Bon, ma due facce della stessa impulsività.

📌 Nota : Questo principio aiuta a comprendere le oscillazioni emotive delle folle in manifestazioni, rivoluzioni o eventi sportivi di massa.

3. Irrazionalità: La resistenza al ragionamento. Le Bon sottolinea che la folla non è persuasa dalla logica: «Le folle non ragionano: accettano o respingono le idee in blocco, non ammettono sfumature.» — cap. II

La forza delle idee nella massa risiede nella loro semplicità emotiva, non nella loro coerenza logica. Argomentazioni complesse, dubbi o contraddizioni vengono ignorati. Per questo motivo, slogan semplici e immagini forti risultano molto più efficaci di un ragionamento articolato nel plasmare l’opinione collettiva.

📌 Nota: Comprendere questa dinamica è fondamentale per analizzare la retorica politica e la comunicazione di massa, soprattutto nei periodi di tensione sociale.

4. Sentimenti semplici ed estremi: L’assenza di sfumature. Infine, Le Bon individua nella folla una tendenza alla semplificazione emotiva: «I sentimenti della folla sono sempre molto semplici ed esagerati. Essa non conosce né il dubbio né l’incertezza.» — cap. II

In questo contesto, sentimenti deboli si amplificano: la simpatia diventa adorazione, l’antipatia si trasforma in odio. L’assenza di misura favorisce l’emergere di atteggiamenti radicali, difficili da mediare razionalmente.

📌 Nota: Questa dinamica è osservabile in fenomeni moderni come il fanatismo online, le polarizzazioni politiche e le derive populiste.

Lo sciame Digitale:

Si potrebbe pensare che queste dinamiche richiedano una piazza gremita, un contatto fisico. È un errore. La piazza fisica è stata sostituita dall'algoritmo, che ci raduna virtualmente senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Il "contagio mentale" descritto da Le Bon non ha più bisogno di prossimità; ora viaggia alla velocità della luce sulle reti di dati, diventando virale in un delirio collettivo a portata di pollice, attraverso la frenesia di like, condivisioni rabbiose e commenti impulsivi. Lo sciame digitale manifesta i medesimi istinti "barbari" del gregge fisico — credulità assoluta verso leggende urbane digitali, polarizzazione estrema che riduce ogni dibattito a uno scontro tra Bene e Male — ma con una velocità e una scala senza precedenti.


📚 Riferimenti:

  • La psicologia delle folle (1895) – Edizione originale francese e numerose traduzioni italiane.

  • Gustave Le Bon, medico e antropologo, è considerato uno dei padri della psicologia sociale moderna.

  • Analisi critica contemporanea: confronti con Sigmund Freud in Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921).



Parte seconda:

- Tecniche Eterne per Ingannare la Mente -

L’uso sistematico della menzogna per influenzare l’opinione pubblica non è un fenomeno moderno: ha radici storiche e culturali profonde. Uno dei testi più lucidi nel descrivere le “ricette” di questa manipolazione è Le Montage (1982) di Vladimir Volkoff, romanzo che intreccia narrativa e manuale operativo sulla disinformazione strategica.

Come nota Volkoff, «la menzogna efficace è raramente totale; essa deve somigliare alla verità come una maschera al volto» (Le Montage). Molte delle tecniche da lui descritte sono state riprese e analizzate anche da studiosi di comunicazione e intelligence contemporanei, e oggi trovano amplificazione attraverso piattaforme digitali e algoritmi di raccomandazione.

1. La contro-verità non verificabile:

Questa tecnica consiste nell’affermare l’esatto contrario dei fatti, in situazioni in cui non esistono prove immediate o testimoni credibili. L’obiettivo non è convincere, ma creare incertezza e paralisi cognitiva: quando esistono due versioni inconciliabili e non verificabili, il pubblico tende a sospendere il giudizio — oppure a credere alla versione che conferma i propri pregiudizi. «Laddove la verità non è immediatamente dimostrabile, la menzogna può occupare tutto lo spazio del discorso.» — Vladimir Volkoff, Le Montage

📚 Esempio storico:

Molti conflitti armati sono preceduti da accuse reciproche e inconcludenti sull’“inizio delle ostilità”. Per esempio, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, la Germania giustificò l’invasione della Polonia sostenendo di “rispondere a un’aggressione polacca” — episodio noto come incidente di Gleiwitz, accuratamente orchestrato come pretesto.

🌐 Nel mondo digitale:

La contro-verità si manifesta nella diffusione virale di accuse infamanti o “rivelazioni” senza fonti. La rapidità di propagazione attraverso piattaforme come X (ex Twitter) o Facebook fa sì che la smentita, anche se accurata, arrivi tardi e non abbia lo stesso impatto emotivo.

👉 Risultato: la percezione pubblica resta contaminata dalla prima versione dei fatti.

2. Il miscuglio vero-falso:

Una delle tecniche più potenti: si mescola un elemento reale con uno o più elementi falsi. La porzione di verità agisce da “ancora cognitiva” e conferisce credibilità all’intera narrazione. È efficace perché sfrutta la tendenza umana a fidarsi di ciò che contiene almeno un dato verificabile.

«La miglior menzogna è quella che contiene una parte di verità: perché è la verità che difenderà la menzogna.» — Vladimir Volkoff, Le Montage

📚 Esempio storico:

Una classica applicazione è la citazione decontestualizzata: un avversario politico viene screditato isolando una frase reale dal discorso originale, ribaltandone il significato. È una strategia usata fin dagli inizi della comunicazione politica moderna e analizzata in studi sulla propaganda novecentesca (cfr. Propaganda di Edward Bernays, 1928).

🌐 Nel mondo digitale:

Oggi questa tecnica si è trasformata in deepfake narrativo:

  • Montaggi video manipolati che combinano immagini autentiche e contenuti falsi;

  • Filmati veri completamente decontestualizzati, accompagnati da una narrazione inventata.

Esempio: un video autentico di una manifestazione pacifica può essere presentato, con un commento falsificato, come “prova” di un disordine pubblico. L’immagine è vera, ma la storia è una menzogna.

3. Le verità selezionate:

In questo caso non si dice nulla di falso, ma si selezionano solo frammenti di verità funzionali a costruire una narrazione distorta. La forza di questa tecnica sta nella sua rispettabilità apparente: è molto più difficile da smascherare, perché i singoli elementi sono corretti.

«L’omissione è la più sottile delle menzogne.» — attribuito a Vladimir Volkoff

📚 Esempio storico:

Durante la prima guerra del Golfo (1990-1991), l’informazione occidentale fu fortemente filtrata: immagini spettacolari e addolcite mostravano equipaggiamenti, tecnologia e “volti umani della guerra”, mentre scene di distruzione e massacri — come la strage dell'autostrada della morte — vennero oscurate o minimizzate. Le verità selezionate costruirono un racconto edulcorato e funzionale al consenso.

🌐 Nel mondo digitale è la tecnica prediletta da:

  • influencer e gruppi ideologici che presentano statistiche parziali,

  • account che mostrano una sola prospettiva di eventi complessi.

Esempio tipico: un grafico reale che mostra “un aumento” ma omette variabili decisive (periodo, contesto, scala), inducendo a conclusioni fuorvianti.


📚 Riferimenti:

  • Le Montage, Vladimir Volkoff (1982)

  • Propaganda, Edward Bernays (1928)

  • Manufacturing Consent, Noam Chomsky e Edward S. Herman (1988)

  • The Psychology of Information Warfare, David S. Alberts (2001)



Parte Terza:

- Storie di Ordinaria Falsità-

La teoria diventa realtà quando una menzogna produce effetti concreti. Come recita il "teorema di Thomas", "quando gli uomini definiscono reali certe situazioni, queste saranno effettivamente reali nelle loro conseguenze". Due casi storici dimostrano come la propaganda non sia un semplice gioco di parole, ma un'arma capace di spingere le nazioni in guerra e rovesciare regimi.

  • Il Massacro delle Incubatrici (Guerra del Golfo, 1990) Nell'ottobre del 1990, una giovane ragazza kuwaitiana di nome Nayirah testimoniò in lacrime davanti al Congresso americano. Dichiarò di aver visto i soldati iracheni strappare centinaia di neonati dalle incubatrici dell'ospedale di Kuwait City e lasciarli morire sul pavimento. Il filmato della sua deposizione fece il giro del mondo, scatenando un'ondata di indignazione internazionale. Sei senatori citarono l'episodio per giustificare il loro voto a favore della guerra. Questa menzogna, un capolavoro di atrocity propaganda, fu costruita sulla tecnica de La contro-verità non verificabile e progettata per scatenare quei sentimenti semplici ed esagerati che Le Bon aveva identificato come il motore delle folle. La storia, infatti, era una messinscena costruita a tavolino dall'agenzia di Pubbliche Relazioni Hill & Knowlton, assoldata per promuovere la causa bellica. Nayirah non era una volontaria, ma la figlia dell'ambasciatore del Kuwait negli Stati Uniti. La sua falsa testimonianza produsse una guerra reale.


  • Il Genocidio Inesistente (Timisoara, 1989) A Natale del 1989, i media di tutto il mondo riportarono il massacro di migliaia di persone a Timisoara, in Romania, per mano della polizia segreta di Ceausescu. Le televisioni mostrarono immagini agghiaccianti: in un video notturno, si vedevano sedici corpi nudi, tumefatti e straziati, riesumati da fosse comuni. Un giornalista sul posto commentava come un testimone oculare: "Li hanno trovati lì un paio di giorni fa...". L'orrore cementò il consenso internazionale contro il regime. Poche settimane dopo, l'intera vicenda si rivelò una delle più inquietanti "bufale" della storia. L'intera operazione fu un catastrofico esempio di miscuglio vero-falso: immagini reali di cadaveri furono fuse con una narrazione fittizia di massacro. La verità era agghiacciante: i corpi mostrati non erano martiri, ma persone morte per cause naturali. La "madre col neonato" era Zamfira Baitan, una settantenne alcolizzata morta di cirrosi; il "feto", un bambino di due mesi morto per congestione. I "segni di tortura" erano cicatrici di autopsie. Alla fine, si contarono 147 morti, non migliaia. Ma la messinscena aveva già raggiunto il suo obiettivo politico, rendendo la smentita successiva quasi irrilevante per la memoria collettiva.



Parte quarta:

- Lo Specchio Deformante -

Perché queste tecniche funzionano così bene? Perché la nostra mente è predisposta a essere ingannata. Due concetti psicologici sono fondamentali per capire la nostra vulnerabilità.

Il primo è quello di stereotipi, come definito da Walter Lippmann. Non sono semplici pregiudizi, ma vere e proprie "visioni del mondo artificiose", mappe mentali semplificate che usiamo per navigare la complessità del reale. Gli stereotipi ci portano a interpretare la realtà "non dopo, ma prima di aver visto". Di fronte a un'informazione, la filtriamo attraverso le nostre verità preconfezionate: i tedeschi sono produttivi, gli avvocati sono imbroglioni, la campagna è rilassante. Queste scorciatoie mentali ci rassicurano, ma ci rendono ciechi di fronte alle prove che le contraddicono.

Il secondo concetto è la dissonanza cognitiva, teorizzata da Leon Festinger. Quando la realtà entra in conflitto con le nostre credenze radicate, proviamo un profondo disagio psicologico. Per ridurre questa dissonanza, non cambiamo le nostre credenze, ma cerchiamo attivamente informazioni che le confermino e ignoriamo quelle che le smentiscono. Preferiamo le "illusioni necessarie" (per usare un'espressione di Noam Chomsky) e le finzioni rassicuranti alla scomoda verità.

Gli algoritmi dei social media sono progettati per sfruttare scientificamente queste due vulnerabilità. Non ci mostrano il mondo com'è, ma uno specchio deformante che riflette la versione del mondo che già crediamo esista. Ci nutrono di contenuti che confermano i nostri stereotipi e minimizzano la nostra dissonanza cognitiva, intrappolandoci in "bolle informative" auto-validanti. Un sondaggio del PIPA/Knowledge Networks del 2003, dopo l'invasione dell'Iraq, rivelò che la maggioranza degli americani credeva a palesi menzogne (come la scoperta di armi di distruzione di massa, la collaborazione tra Saddam e Al-Qaeda, o il presunto tentativo dell'Iraq di procurarsi uranio dall'Africa) in base alla fonte mediatica da cui si informava, dimostrando come la percezione della realtà sia una funzione diretta del proprio feed informativo.


Conclusione:

✦ INVOCATIO: SVEGLIATI, UMANITÀ DIGITALE ✦

Le forze che muovono le folle non sono cambiate: solo il campo di battaglia.

Un tempo era la piazza, ora è il tuo smartphone.

Un tempo il nemico era visibile, oggi è nel palmo della tua mano.

La propaganda non bombarda più, ti studia, ti conosce, ti seduce.

Trasforma la tua rabbia in algoritmo, la tua paura in profitto, la tua opinione in consenso prefabbricato.

«Chi controlla le immagini, controlla le menti.» — Vladimir Volkoff

Siamo entrati nell’epoca della persuasione invisibile.

Non servono più manganelli o censure: basta una notifica.

Ogni messaggio è un frammento di codice emotivo, progettato per spingerti dove altri vogliono che tu vada. Come scrisse Dominique Pouchin sul caso di Timișoara:

«Lo scenario era pre-programmato; noi, senza accorgercene, lo abbiamo recitato.»

⚠️ Non accettare più ciò che ti viene servito come verità.

Diffida delle emozioni che ti accendono all’istante: odio, fervore, indignazione.

Chiediti: “chi trae vantaggio dalla mia reazione?”

Ogni volta che condividi senza pensare, **qualcuno scrive il copione al tuo posto.**

«La prima libertà dell’uomo è dire: non so.» — Albert Camus

Verifica, indaga, confronta.

Non bastano i fatti: serve contesto, serve coscienza.

Il potere non teme la violenza — teme la consapevolezza.


🕯️Il tempo stringe.

Le reti che ci uniscono stanno diventando catene.

Ogni like, ogni condivisione, ogni clic è un voto silenzioso nel teatro dell’illusione.

Loro dirigono lo spettacolo, ma tu puoi ancora scegliere se recitare o alzarti e uscire.

«Se non inizi ora a guardare dietro il sipario, come puoi essere certo di non essere tu la marionetta?»








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