La Fabbrica delle Illusioni:
Come
la Propaganda Domina la Nostra Mente.
Introduzione: Se questo post è falso, allora è
vero.
Considerate questa frase: "Tutto in questo
post è falso". Se l'affermazione è vera, allora deve essere
anche falsa, il che significa che il post è vero. Questo è il
"paradosso del mentitore", un vortice di
autoconfutazione che illustra perfettamente la natura infida della
verità nel nostro mondo saturo di informazioni.
Lo scopo di questo articolo è svelare una verità
inquietante: le tecniche secolari di manipolazione delle folle,
analizzate da studiosi come Gustave Le Bon oltre un secolo fa, non
sono reperti storici, ma l'esatto codice operativo della nostra
attuale società digitale. Le piattaforme che usiamo ogni giorno sono
progettate per sfruttare le debolezze psicologiche che ci rendono
prevedibili, suggestionabili e, in definitiva, controllabili.
Oggi, la propaganda non è più un evento di massa
orchestrato in una piazza, ma un'operazione continua e personalizzata
che si svolge sul campo di battaglia più intimo che esista: lo
schermo del nostro smartphone.
Parte prima:
- Dal Gregge Fisico allo Sciame Digitale -
Alla fine del XIX secolo, lo psicologo francese
Gustave Le Bon codificò un fenomeno tanto potente quanto
terrificante: la nascita dell' "anima collettiva".
Egli osservò come un semplice agglomerato di individui, in
determinate circostanze, si trasformi in una "folla
psicologica". In questa nuova entità, la personalità
cosciente dell'individuo svanisce. Le sue qualità intellettuali si
annullano e, per il solo fatto di far parte della folla, l'uomo
discende di parecchi gradi la scala della civiltà. Isolato, sarebbe
un individuo colto; nel branco diventa un istintivo, un "barbaro"
guidato da un "contagio mentale".
Secondo Le Bon, la folla non è una semplice somma
di individui, ma una “nuova entità psicologica” in cui le
caratteristiche personali si dissolvono e si impone un “animo
collettivo”. Tale condizione produce dinamiche psicologiche che
possono risultare potenti e, talvolta, pericolose per l’equilibrio
sociale.
1.
Suggestionabilità: La sospensione della volontà critica. Le
Bon osserva che “l’individuo immerso nella folla discende
parecchi gradini nella scala della civiltà” e diviene
straordinariamente influenzabile. «Nella folla l’uomo cessa di
essere se stesso: diviene un automa che la volontà della
collettività dirige.» — La psicologia delle folle, cap. I
Questa suggestionabilità si manifesta come una
perdita del controllo critico: le rappresentazioni evocate —
anche se illogiche o inverosimili — vengono accettate come reali.
Le idee non vengono analizzate, ma subite. Questo spiega
perché, in contesti collettivi, notizie false o miti simbolici
possano radicarsi e diffondersi con rapidità esplosiva.
📌 Nota: La suggestionabilità è alla base
dei fenomeni di manipolazione collettiva, dalla propaganda ai moderni
meccanismi virali sui social media.
2.
Impulsività: La dominazione degli istinti. Per Le Bon, la
folla agisce in modo emotivo e irrazionale: «La folla è impulsiva,
mobile e irritabile; è guidata quasi esclusivamente dall’inconscio.»
— cap. II
Questo significa che l’individuo, una volta
immerso nella massa, cede il controllo ai propri impulsi e può
passare rapidamente da sentimenti distruttivi a comportamenti
altruistici. L’eroismo collettivo e la ferocia collettiva —
spesso presenti nei momenti di crisi storica — non sono
contraddizioni per Le Bon, ma due facce della stessa impulsività.
📌 Nota : Questo principio aiuta a
comprendere le oscillazioni emotive delle folle in manifestazioni,
rivoluzioni o eventi sportivi di massa.
3.
Irrazionalità: La resistenza al ragionamento. Le Bon
sottolinea che la folla non è persuasa dalla logica: «Le folle non
ragionano: accettano o respingono le idee in blocco, non ammettono
sfumature.» — cap. II
La forza delle idee nella massa risiede nella loro
semplicità emotiva, non nella loro coerenza logica.
Argomentazioni complesse, dubbi o contraddizioni vengono ignorati.
Per questo motivo, slogan semplici e immagini forti risultano
molto più efficaci di un ragionamento articolato nel plasmare
l’opinione collettiva.
📌 Nota: Comprendere questa dinamica è
fondamentale per analizzare la retorica politica e la comunicazione
di massa, soprattutto nei periodi di tensione sociale.
4.
Sentimenti semplici ed estremi: L’assenza di sfumature. Infine,
Le Bon individua nella folla una tendenza alla semplificazione
emotiva: «I sentimenti della folla sono sempre molto semplici ed
esagerati. Essa non conosce né il dubbio né l’incertezza.» —
cap. II
In questo contesto, sentimenti deboli si
amplificano: la simpatia diventa adorazione, l’antipatia
si trasforma in odio. L’assenza di misura favorisce l’emergere
di atteggiamenti radicali, difficili da mediare razionalmente.
📌 Nota: Questa dinamica è osservabile in
fenomeni moderni come il fanatismo online, le polarizzazioni
politiche e le derive populiste.
Lo sciame Digitale:
Si potrebbe pensare che
queste dinamiche richiedano una piazza gremita, un contatto fisico. È
un errore. La piazza fisica è stata sostituita dall'algoritmo, che
ci raduna virtualmente senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Il
"contagio mentale" descritto da Le Bon non ha più bisogno
di prossimità; ora viaggia alla velocità della luce sulle reti di
dati, diventando virale in un delirio collettivo a portata di
pollice, attraverso la frenesia di like, condivisioni rabbiose e
commenti impulsivi. Lo sciame digitale manifesta i medesimi istinti
"barbari" del gregge fisico — credulità assoluta verso
leggende urbane digitali, polarizzazione estrema che riduce ogni
dibattito a uno scontro tra Bene e Male — ma con una velocità e
una scala senza precedenti.
📚 Riferimenti:
La
psicologia delle folle (1895) – Edizione originale francese e
numerose traduzioni italiane.
Gustave
Le Bon, medico e antropologo, è considerato uno dei padri della
psicologia sociale moderna.
Analisi
critica contemporanea: confronti con Sigmund Freud in Psicologia
delle masse e analisi dell’Io (1921).
Parte seconda:
- Tecniche Eterne per Ingannare la Mente -
L’uso sistematico della menzogna per influenzare
l’opinione pubblica non è un fenomeno moderno: ha radici storiche
e culturali profonde. Uno dei testi più lucidi nel descrivere le
“ricette” di questa manipolazione è Le Montage (1982) di
Vladimir Volkoff, romanzo che intreccia narrativa e manuale operativo
sulla disinformazione strategica.
Come nota Volkoff, «la menzogna efficace è
raramente totale; essa deve somigliare alla verità come una maschera
al volto» (Le Montage). Molte delle tecniche da lui descritte sono
state riprese e analizzate anche da studiosi di comunicazione e
intelligence contemporanei, e oggi trovano amplificazione attraverso
piattaforme digitali e algoritmi di raccomandazione.
1. La
contro-verità non verificabile:
Questa tecnica consiste nell’affermare l’esatto
contrario dei fatti, in situazioni in cui non esistono prove
immediate o testimoni credibili. L’obiettivo non è convincere, ma
creare incertezza e paralisi cognitiva: quando esistono due versioni
inconciliabili e non verificabili, il pubblico tende a sospendere il
giudizio — oppure a credere alla versione che conferma i propri
pregiudizi. «Laddove la verità non è immediatamente dimostrabile,
la menzogna può occupare tutto lo spazio del discorso.» —
Vladimir Volkoff, Le Montage
📚 Esempio storico:
Molti conflitti armati sono preceduti da accuse
reciproche e inconcludenti sull’“inizio delle ostilità”. Per
esempio, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, la Germania
giustificò l’invasione della Polonia sostenendo di “rispondere a
un’aggressione polacca” — episodio noto come incidente di
Gleiwitz, accuratamente orchestrato come pretesto.
🌐 Nel mondo digitale:
La contro-verità si manifesta nella diffusione
virale di accuse infamanti o “rivelazioni” senza fonti. La
rapidità di propagazione attraverso piattaforme come X (ex Twitter)
o Facebook fa sì che la smentita, anche se accurata, arrivi tardi e
non abbia lo stesso impatto emotivo.
👉 Risultato: la percezione pubblica resta
contaminata dalla prima versione dei fatti.
2. Il
miscuglio vero-falso:
Una delle tecniche più potenti: si mescola un
elemento reale con uno o più elementi falsi. La porzione di verità
agisce da “ancora cognitiva” e conferisce credibilità all’intera
narrazione. È efficace perché sfrutta la tendenza umana a fidarsi
di ciò che contiene almeno un dato verificabile.
«La miglior menzogna è quella che contiene una
parte di verità: perché è la verità che difenderà la menzogna.»
— Vladimir Volkoff, Le Montage
📚 Esempio storico:
Una classica applicazione è la citazione
decontestualizzata: un avversario politico viene screditato
isolando una frase reale dal discorso originale, ribaltandone il
significato. È una strategia usata fin dagli inizi della
comunicazione politica moderna e analizzata in studi sulla propaganda
novecentesca (cfr. Propaganda di Edward Bernays, 1928).
🌐 Nel mondo digitale:
Oggi questa tecnica si è trasformata in deepfake
narrativo:
Montaggi video manipolati che combinano
immagini autentiche e contenuti falsi;
Filmati veri completamente
decontestualizzati, accompagnati da una narrazione inventata.
Esempio: un video autentico di una
manifestazione pacifica può essere presentato, con un commento
falsificato, come “prova” di un disordine pubblico. L’immagine
è vera, ma la storia è una menzogna.
3. Le verità selezionate:
In questo caso non si dice nulla di falso, ma si
selezionano solo frammenti di verità funzionali a costruire una
narrazione distorta. La forza di questa tecnica sta nella sua
rispettabilità apparente: è molto più difficile da
smascherare, perché i singoli elementi sono corretti.
«L’omissione è la più sottile delle
menzogne.» — attribuito a Vladimir Volkoff
📚 Esempio storico:
Durante la prima guerra del Golfo (1990-1991),
l’informazione occidentale fu fortemente filtrata: immagini
spettacolari e addolcite mostravano equipaggiamenti, tecnologia e
“volti umani della guerra”, mentre scene di distruzione e
massacri — come la strage dell'autostrada della morte — vennero
oscurate o minimizzate. Le verità selezionate costruirono un
racconto edulcorato e funzionale al consenso.
🌐 Nel mondo digitale è la
tecnica prediletta da:
influencer e gruppi ideologici che presentano
statistiche parziali,
account che mostrano una sola prospettiva di
eventi complessi.
Esempio tipico: un grafico reale che mostra
“un aumento” ma omette variabili decisive (periodo, contesto,
scala), inducendo a conclusioni fuorvianti.
📚 Riferimenti:
Le
Montage, Vladimir Volkoff (1982)
Propaganda,
Edward Bernays (1928)
Manufacturing
Consent, Noam Chomsky e Edward S. Herman (1988)
The
Psychology of Information Warfare, David S. Alberts (2001)
Parte Terza:
- Storie di Ordinaria Falsità-
La teoria diventa realtà quando una menzogna
produce effetti concreti. Come recita il "teorema di Thomas",
"quando gli uomini definiscono reali certe situazioni, queste
saranno effettivamente reali nelle loro conseguenze". Due casi
storici dimostrano come la propaganda non sia un semplice gioco di
parole, ma un'arma capace di spingere le nazioni in guerra e
rovesciare regimi.
Il Massacro
delle Incubatrici (Guerra del Golfo, 1990) Nell'ottobre del
1990, una giovane ragazza kuwaitiana di nome Nayirah testimoniò in
lacrime davanti al Congresso americano. Dichiarò di aver visto i
soldati iracheni strappare centinaia di neonati dalle incubatrici
dell'ospedale di Kuwait City e lasciarli morire sul pavimento. Il
filmato della sua deposizione fece il giro del mondo, scatenando
un'ondata di indignazione internazionale. Sei senatori citarono
l'episodio per giustificare il loro voto a favore della guerra.
Questa menzogna, un capolavoro di atrocity propaganda, fu
costruita sulla tecnica de La contro-verità non verificabile
e progettata per scatenare quei sentimenti semplici ed esagerati
che Le Bon aveva identificato come il motore delle folle. La storia,
infatti, era una messinscena costruita a tavolino dall'agenzia di
Pubbliche Relazioni Hill & Knowlton, assoldata per promuovere la
causa bellica. Nayirah non era una volontaria, ma la figlia
dell'ambasciatore del Kuwait negli Stati Uniti. La sua falsa
testimonianza produsse una guerra reale.
Il Genocidio Inesistente (Timisoara, 1989)
A Natale del 1989, i media di tutto il mondo riportarono il massacro
di migliaia di persone a Timisoara, in Romania, per mano della
polizia segreta di Ceausescu. Le televisioni mostrarono immagini
agghiaccianti: in un video notturno, si vedevano sedici corpi
nudi, tumefatti e straziati, riesumati da fosse comuni. Un
giornalista sul posto commentava come un testimone oculare: "Li
hanno trovati lì un paio di giorni fa...". L'orrore cementò
il consenso internazionale contro il regime. Poche settimane dopo,
l'intera vicenda si rivelò una delle più inquietanti "bufale"
della storia. L'intera operazione fu un catastrofico esempio di
miscuglio vero-falso: immagini reali di cadaveri furono fuse
con una narrazione fittizia di massacro. La verità era
agghiacciante: i corpi mostrati non erano martiri, ma persone morte
per cause naturali. La "madre col neonato" era Zamfira
Baitan, una settantenne alcolizzata morta di cirrosi; il "feto",
un bambino di due mesi morto per congestione. I "segni di
tortura" erano cicatrici di autopsie. Alla fine, si contarono
147 morti, non migliaia. Ma la messinscena aveva già raggiunto il
suo obiettivo politico, rendendo la smentita successiva quasi
irrilevante per la memoria collettiva.
Parte quarta:
- Lo Specchio Deformante -
Perché queste tecniche funzionano così bene?
Perché la nostra mente è predisposta a essere ingannata. Due
concetti psicologici sono fondamentali per capire la nostra
vulnerabilità.
Il primo è quello di stereotipi, come
definito da Walter Lippmann. Non sono semplici pregiudizi, ma vere e
proprie "visioni del mondo artificiose", mappe mentali
semplificate che usiamo per navigare la complessità del reale. Gli
stereotipi ci portano a interpretare la realtà "non dopo, ma
prima di aver visto". Di fronte a un'informazione, la filtriamo
attraverso le nostre verità preconfezionate: i tedeschi sono
produttivi, gli avvocati sono imbroglioni, la campagna è rilassante.
Queste scorciatoie mentali ci rassicurano, ma ci rendono ciechi di
fronte alle prove che le contraddicono.
Il secondo concetto è la dissonanza cognitiva,
teorizzata da Leon Festinger. Quando la realtà entra in conflitto
con le nostre credenze radicate, proviamo un profondo disagio
psicologico. Per ridurre questa dissonanza, non cambiamo le nostre
credenze, ma cerchiamo attivamente informazioni che le confermino e
ignoriamo quelle che le smentiscono. Preferiamo le "illusioni
necessarie" (per usare un'espressione di Noam Chomsky) e le
finzioni rassicuranti alla scomoda verità.
Gli algoritmi dei social media sono
progettati per sfruttare scientificamente queste due vulnerabilità.
Non ci mostrano il mondo com'è, ma uno specchio deformante che
riflette la versione del mondo che già crediamo esista. Ci nutrono
di contenuti che confermano i nostri stereotipi e minimizzano la
nostra dissonanza cognitiva, intrappolandoci in "bolle
informative" auto-validanti. Un sondaggio del PIPA/Knowledge
Networks del 2003, dopo l'invasione dell'Iraq, rivelò che la
maggioranza degli americani credeva a palesi menzogne (come la
scoperta di armi di distruzione di massa, la collaborazione tra
Saddam e Al-Qaeda, o il presunto tentativo dell'Iraq di procurarsi
uranio dall'Africa) in base alla fonte mediatica da cui si informava,
dimostrando come la percezione della realtà sia una funzione diretta
del proprio feed informativo.
Conclusione:
✦ INVOCATIO: SVEGLIATI, UMANITÀ
DIGITALE ✦
Le forze che muovono le folle non sono cambiate:
solo il campo di battaglia.
Un tempo era la piazza, ora è il tuo smartphone.
Un tempo il nemico era visibile, oggi è nel palmo
della tua mano.
La propaganda non bombarda più, ti studia, ti
conosce, ti seduce.
Trasforma la tua rabbia in algoritmo, la tua paura
in profitto, la tua opinione in consenso prefabbricato.
«Chi controlla le immagini, controlla le menti.»
— Vladimir Volkoff
Siamo entrati nell’epoca della persuasione
invisibile.
Non servono più manganelli o censure: basta una
notifica.
Ogni messaggio è un frammento di codice emotivo,
progettato per spingerti dove altri vogliono che tu vada. Come
scrisse Dominique Pouchin sul caso di Timișoara:
«Lo scenario era pre-programmato; noi, senza
accorgercene, lo abbiamo recitato.»
⚠️ Non accettare più ciò che ti viene
servito come verità.
Diffida delle emozioni che ti accendono
all’istante: odio, fervore, indignazione.
Chiediti: “chi trae vantaggio dalla mia
reazione?”
Ogni volta che condividi senza pensare, **qualcuno
scrive il copione al tuo posto.**
«La prima libertà dell’uomo è dire: non so.»
— Albert Camus
Verifica, indaga, confronta.
Non bastano i fatti: serve contesto, serve
coscienza.
Il potere non teme la violenza — teme la
consapevolezza.
🕯️Il tempo stringe.
Le reti che ci uniscono stanno diventando catene.
Ogni like, ogni condivisione, ogni clic è un voto
silenzioso nel teatro dell’illusione.
Loro dirigono lo spettacolo, ma tu puoi ancora
scegliere se recitare o alzarti e uscire.
«Se non inizi ora a guardare dietro il
sipario, come puoi essere certo di non essere tu la marionetta?»